Come una calamita/calamità

tra ormoni e amigdala

Spense il computer e si rigirò nel letto pensierosa. Quell’ultima conversazione era stata particolarmente intima, non per le cose che si erano scritti, ma, soprattutto, per quelle che erano rimaste sottintese. O, almeno, era quello che lei pensava. Ultimamente non credeva più a nulla, tanto meno in se stessa. Si sentiva priva di femminilità, ingombrante. Era stato durante una serata tra colleghe che era saltato fuori il nome di quel sito di incontri, uno svago per le sere in cui non hai niente da fare dicevano le amiche, tutte esperte su questo genere di argomento. Così, un po’ titubante, ma con una grande curiosità, ci provò anche lei. Infondo non aveva nulla da perdere. Individuò il sito, creò un profilo che la rappresentasse il più possibile , mise la foto che più le piaceva, una di quelle scattate quando meno se lo aspettava, in cui rideva ad una battuta fatta da Claudia, il viso in parte coperto dai capelli,  e attese. Non passò molto tempo che venne contattata da più persone, scambiò qualche chiacchiera qua e là, nulla di particolare, finché una sera incontrò lui. Che fosse diverso, lo capì subito. Non le chiese il nome, non insisté nel conoscere il luogo da cui scriveva, neanche l’età sembrava importante. La conversazione era puramente basata sullo scambio di idee, sulle passioni, sull’essere più che sull’avere. Le dita scorrevano veloci sulla tastiera, non c’era tempo, non c’era spazio, tutto era concentrato su quelle parole che riscaldavano come un brandy d’annata, confortavano come un abbraccio dopo un momento di tristezza, inebriavano come un bacio dato senza preavviso.

Tutto questo la faceva tornare lì, quasi ogni sera, senza fatica. Le sinapsi, dal canto loro, erano in allerta, il timore di chi potesse esserci realmente dall’altra parte era costante, ma non ne poteva fare a meno, le emozioni che provava per lui erano reali, in un ambiente surreale. Ma quante volte aveva sbagliato in passato? Quante erano state le situazioni in cui si era fidata di una persona di cui conosceva, o pensato di conoscere, ogni cosa, per poi rimanerne delusa? Con quante persone aveva dovuto contenersi per non essere accusata di essere acida, stronza, saccente, e senza che le venisse risparmiato anche il classico e perfido  “non scopi abbastanza”? Quante volte il silenzio le aveva frantumato l’anima?  Forse tutto questo era  un atto di incoscienza, ma se una cosa ti tiene viva, ti provoca quella erotica tachicardia, perché rinunciarvi? Dov’è il limite? Quanto ci si può fidare? Non lo sapeva e non le importava, ogni volta che poteva sarebbe tornata lì, in quel bar virtuale, da quell’uomo che, senza sfiorarla, l’aveva già fatta sua.

tra ormoni e amigdala

94 pensieri riguardo “Come una calamita/calamità

  1. A parte il racconto che è vibrante, mi pare di sentire le emozioni che passano dalle dita ai tasti del pc con una naturalezza che mi ha lasciato a bocca aperta; ognuno è in qualche modo l’avatar di se stesso. Nelle chat puoi essere il blasonato o puoi vestire gli abiti femminili pur chiamandoti Arturo e camionista di professione. Ma è bello così, ai desideri e ai sogni diamo una forma, qualcosa di non vero ma comunque verosimile. Ed è la verosimiglianza che ci fa alzare ogni mattina con un po’ di fiato; la verità è altro, bollette, condominio, traffico, bimbi con la rosolia, scadenze e il porcaputtanalavoro. Poi una volta a casa accendi il pc, ti infili in una chat e cominci a sognare, a volte ti innamori e qualche volta fai anche sesso (virtuale, ma che cos’è poi il reale?) perché la vita davvero non basta mai

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  2. C’era un film con Alberto Sordi e Claudia Cardinale in cui si narrava la storia di un emigrante italiano che invitò in Australia una donna dopo averla vista in foto e dopo essersi scritti.Allora non c’erano le chat…ci voleva più tempo ma allora come oggi spesso tutto si basava sui desideri e sulle bugie reciproche .Ma se si ha culo non è da escludere che possa nascere qualcosa anche da lì.

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        1. L’emigrazione era soprattutto quella roba là: siamo qua per fare la nostra vendetta, tre sole birre ho bevuto; ho messo da parte 3.850.000. Quando arrivo a 4 milioni scendo a Gela, mi apro un bar e glielo metto ntu culu a tutti. A tua sorella ce lo metti per quattro milioni.

          Buona serata Satanello, e sponsorizziamoli questi film

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        2. Da figlio nato in Svizzera da genitori emigrati non posso che concordare. Storie che tanti oggi sembrano non ricordare o non conoscere. Per quel che mi riguarda, al netto della mia memoria lacunosa, quando posso sponsorizzo eccome! 😀
          Grazie, buona serata anche a te!

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  3. Hai descritto piuttosto bene quel che lei cercava… l’evasione dalla sua vita, dalle delusioni e dalla noia quotidiana. Capita che a volte sia più semplice scrivere quel che si prova, quello di cui si ha bisogno, quello che si desidera realmente nascondendosi dietro all’anonimato piuttosto che avere il coraggio di spiattellarlo in faccia.

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  4. Anche…una sola parola,in quei giorni no…ci ricarica di adreanalina,delle piccole “scosse”che fanno tanto bene….al nostro sistema immunitario :))
    Molto bello…stimolante 🙂
    Ciao amica bella,tanti auguri di OgniSanti♥
    Un abbraccione con tanto affetto ♥:)

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    1. Sono quelle “piccole” cose che, se ci pensi, ti fanno sorridere e fanno davvero BENE. Grazie per la tua costante e preziosa presenza, mi fai un gran bene anche tu. Buona Festa e un abbraccio a te ❤️

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  5. Io penso ci si possa conoscere profondamente senza essersi mai visti, la distanza può aumentare le confidenze e spingere ad osare. Poi però al dunque (incontro) tutto potrebbe andare a rotoli, l’attrazione ha bisogno di vista, tatto e… riderai.. olfatto!

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  6. Il potere del mondo virtuale.
    Si immagina, si percepisce e i momenti scivolano al suono di un brano. Quella canzone che ti ricorderà le sere passate a scrivere sensazioni, a guardare un monitor nell’attesa che compaiano quelle frasi scritte, sperando che al posto della ch non utilizzi la kappa. Ti trovi a dover immaginare chi sia e le motivazioni per le quali si trovi a vagare nel mondo virtuale. Ecco, l’incontro da bendati. Parole pensate e trascritte. Sensazioni sincere.
    La paura corre sul filo del rasoio. La magia finisce, le parole si diradano. Iniziano i punti, le sospensioni e poi cade la punteggiatura. Un “ciao come stai?” si tramuta in un “boh”. La manifestazione di una personale conquista o di un sentimento contrastante riceve quel “Capito”.
    Ti domandi se veramente quella parola dimostra la sua comprensione oppure è solo una lapidaria dimostrazione che quell’innamoramento si è tramutato in freddo codice binario dove il giudizio e il valore che dà alle sensazioni passate passino fra lo zero e l’uno su di una scala da zero a dieci. Ecco zero tondo. Gira e rigira è sempre come il mondo!

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